""Oggi un contadino ha acquistato un singolo bulbo del raro tulipano chiamato Vicerè, pagando per esso: otto maiali, quattro buoi, dodici pecore, due carichi di grano, quattro carichi di segale, due botti di vino, quattro barili di birra, due barilotti di burro, mille libbre di formaggio, un letto completo di accessori, un calice d’argento e un vestito, per un valore totale di 2.500 fiorini.
Cominciamo con una piccola prefazione storica.Il tulipano,nasce da specie bulbose di origine turca, venne importato per la prima volta, in Olanda, nel 1554 dal fiammingo Ogier Ghislain de Busbecq che ne regalò alcuni bulbi al giardiniere di corte del rè Solimano il Magnifico, il quale in breve tempo ne sviluppò diverse varietà. Il Tulipano fù subito trattato come merce di lusso, divenne presto un oggetto del desiderio alla strenua di una pietra preziosa, e veniva contrattato principalmente a casa del mercante Jacob van de Buerse (da lì il nome Borsa). Da lì a poco si scriverà uno dei periodi più folli, assurdi e drammatici della storia. Dal 1634 al 1637 la pazzia collettiva, rischiò di portare l’Olanda sull’orlo di un baratro, i tulipani venivano scambiati con un ottica speculativa e la sete di denaro prese il sopravvento sulla razionalità. Intere proprietà vennero vendute per comprare bulbi di tulipani, molte volte “allo scoperto” ovvero solo per comprare il pezzo di carta che vale l’atto di acquisto. A Settembre del 1636 i prezzi raggiunsero cifre folli paragonabili agli attuali 50.000 euro per un singolo raro bulbo, il rialzo cominciò lentamente a indebolirsi fino alla primavera dell’anno successivo, quando nel giro di 3 settimane una massiccia vendita portò i bulbi a deprezzarsi fino al 90% del loro valore.
Il 24 febbraio del 1637 si riunì ad Amsterdam un’assemblea di delegati delle principali città olandesi per discutere il da farsi. I giudici, in modo unanime, si rifiutarono di riconoscere la validità dei contratti di compravendita di tulipani stipulati prima del novembre del 1636, considerandoli alla stregua del gioco d’azzardo: in pratica questi debiti non erano esigibili per legge. Nessuno onorò più i contratti e intere fortune sfumarono all’istante. Per molti fu la rovina.